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Tempeste in Alaska: oltre 1.500 sfollati dopo il passaggio del tifone Halong

Il recente passaggio del tifone Halong ha provocato devastazione in Alaska, con più di 1.500 sfollati, alluvioni estese e danni ingenti alle comunità costiere. Le operazioni di soccorso sono in corso mentre si avvicina l’inverno artico.

Nelle ultime settimane, l’Alaska è stata colpita da una delle tempeste più violente degli ultimi anni. Il tifone Halong, dopo essersi formato a sud del Giappone e aver attraversato l’oceano Pacifico, si è trasformato in ciclone extratropicale e ha investito con forza la costa occidentale dello stato. Il bilancio è drammatico: oltre 1.500 sfollati, interi villaggi allagati, una vittima accertata e numerosi dispersi. Le autorità e i soccorritori sono impegnati senza sosta nelle operazioni di evacuazione e assistenza, mentre il freddo e il rischio di nuove mareggiate complicano ulteriormente la situazione.

Il tifone Halong e la formazione della tempesta

Il tifone Halong si è originato a sud del Giappone, spostandosi verso nord-est attraverso il Pacifico. Una volta raggiunto il Mare di Bering, si è trasformato in tempesta extratropicale e ha scaricato la sua potenza sulle coste basse e vulnerabili dell’Alaska. Le raffiche di vento hanno raggiunto i 160 km/h, equivalenti a quelle di un uragano, mentre le mareggiate hanno provocato un innalzamento del livello del mare di oltre 2 metri rispetto alla media, generando una devastante storm surge (marea di tempesta).

I villaggi costieri, tra cui Kipnuk e Kwigillingok, abitati prevalentemente da comunità indigene, sono stati tra i più colpiti. Le onde altissime e la forza della tempesta hanno travolto case, infrastrutture e vie di comunicazione, rendendo impossibile ogni spostamento via terra. Le inondazioni hanno raggiunto livelli record, spazzando via interi quartieri e mettendo a rischio la sopravvivenza delle popolazioni locali.

Evacuazioni di massa e soccorsi in emergenza

Le operazioni di soccorso sono state immediate ma complesse, a causa delle condizioni meteorologiche estreme e dell’isolamento geografico delle comunità coinvolte. Più di 300 residenti sono stati raccolti a Bethel dopo essere stati evacuati dalle zone costiere devastate, in attesa di essere trasportati verso aree più sicure come Anchorage e Fairbanks. L’Alaska Air National Guard ha effettuato ponti aerei con il C-17 Globemaster III, evacuando centinaia di persone, incluse famiglie e bambini, e portando aiuto dove necessario.

Le autorità hanno confermato il ritrovamento del corpo di una donna e la presenza di almeno due dispersi nella comunità di Kwigillingok, mentre numerosi altri sono stati tratti in salvo anche in condizioni estreme, spesso direttamente dai tetti delle abitazioni. Il maltempo ha reso necessario il ricorso a soccorsi umanitari su larga scala, con la priorità di garantire alloggio, energia e acqua potabile prima dell’arrivo del gelo artico.

Le cause meteorologiche e il ruolo del cambiamento climatico

Il fenomeno che ha colpito l’Alaska è stato amplificato da oceani più caldi del normale e da una maggiore quantità di vapore acqueo nell’atmosfera. Le temperature insolitamente miti del Nord Pacifico hanno contribuito a intensificare la depressione atmosferica e la pioggia intensa, incrementando il rischio di alluvioni e inondazioni costiere. Secondo gli esperti, l’aumento della frequenza e dell’intensità di eventi meteorologici estremi come questo è strettamente collegato al cambiamento climatico in atto.

La fisica dell’atmosfera mostra che l’aria più calda trattiene più umidità, alimentando rovesci violenti e mareggiate più potenti. In Alaska, la combinazione tra storm surge, venti forti e bassi fondali marini ha reso le comunità costiere particolarmente vulnerabili, con danni diffusi alle infrastrutture e alle abitazioni.

L’impatto sociale e le difficoltà delle comunità locali

La devastazione causata dal tifone Halong ha lasciato oltre 1.500 persone senza casa, molte delle quali hanno perso tutto. Le autorità locali e le organizzazioni di soccorso stanno lavorando per offrire rifugi temporanei, assistenza sanitaria e supporto psicologico agli sfollati. Il rapido avvicinarsi dell’inverno artico rappresenta una sfida ulteriore, poiché il freddo intenso rischia di aggravare le condizioni di chi è stato costretto a lasciare la propria abitazione.

Le comunità indigene, già provate dall’isolamento e dalla scarsità di risorse, affrontano ora la necessità di ricostruire in tempi rapidi e in condizioni climatiche estreme. Le vie di accesso sono limitate e le infrastrutture essenziali, come energia e approvvigionamento idrico, sono state gravemente danneggiate dalle alluvioni e dalle mareggiate.

Previsioni e monitoraggio del rischio meteorologico

Gli esperti di meteorologia monitorano costantemente l’evoluzione delle condizioni meteo in Alaska, segnalando la possibilità di nuove perturbazioni nei prossimi giorni. L’attenzione resta alta soprattutto nelle aree costiere e nei villaggi più vulnerabili, dove il rischio di ulteriori inondazioni non è escluso. Le autorità invitano i residenti a seguire le indicazioni ufficiali e a prepararsi per possibili emergenze, mentre prosegue il lavoro dei soccorritori per garantire la sicurezza e il ripristino dei servizi essenziali.

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